Mototurismo e Motokacioclub

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    Questa primavera, nell'uscire dalla mia cantina, vedo due motociclisti al parapetto del Valico, in via Lazzaro Papi, che si godono il panorama della nostra vale.
    Un saluto di cortesia innesca una piacevole conversazione che verte su molti aspetti della valle ed in particolar modo sulla storia e le peculiarità di Pontito. Gli interlocutori, Michele e Paola, sono molto interessati, mi dicono che scriveranno un articolo su Mototurismo e mi chiedono se posso far da guida, ad un gruppo di motociclisti, per la visita al paese. Acconsento e lascio il mio recapito telefonico.

    Passano diversi giorni quando la sera del 4 Luglio mi arriva il seguente messaggio su WhatsApp:
    "Ciao Graziano, sono quel motociclista che passò da Pontito con la moglie il 30 aprile. Il 10 luglio sei mica su? Passerei con un gruppetto di motociclisti Da Pontito. Se fossi su due parole di descrizione del paese da te sarebbero il massimo.
    Fammi sapere, grazie da ora. Michele
    "

    Seguono una serie di messaggi per prendere gli accordi sul luogo e l'orario dell'incontro che viene stabilito in Piazza Lazzaro Papi alle 11,30. Nell'occasione Michele mi informa anche che è uscito su Mototurismo l'articolo riguardante la nostra valle e che mi consegnerà una copia a ricordo.

    Edited by Graziano Zomini - 16/9/2022, 21:02
     
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    Per chi non riesce a leggere il testo nelle immagini del precedente post lo scrivo in questa pagina:

    A cura di MICHELE BINI e PAOLA BRUNORI
    Una verde porzione di circa cinquanta chilometri quadrati di territorio montano, nota come la “Svizzera pesciatina”, si estende a nord della cittadina di Pescia, in provincia di Pistoia: la zona fu così ribattezzata a fine Ottocento dal letterato ginevrino Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi, che qui riconobbe una forte somiglianza con gli scenari montani della sua terra natale. Siamo nel territorio della Valleriana, all’interno della più ampia Val di Nievole, tra boschi di castagno, prati verdissimi, pascoli e antichi borghi edificati sui cocuzzoli delle montagne: un paesaggio idilliaco, attraversato da strade che sanno colpire dritto al cuore dei mototuristi.
    Affrontiamo questo tour partendo da Collodi, borgo medievale legato al nome di Carlo Lorenzini, autore di Pinocchio, la cui madre era originaria del paese; oltre al parco tematico, qui tutto parla delle avventure di quel “bambino” di legno, creato da mastro Geppetto, che ha segnato la nostra infanzia. A Collodi è altresì degno di visita l'imponente complesso architettonico di Villa Garzoni (quattro piani a valle e tre a monte), che si inerpica su una collina sotto le case rustiche in pietra del paese, ancora oggi inalterato e che sa regalare, da qualunque angolo lo si ammiri, atmosfere d'altri tempi.
    Un breve e trafficato tratto di via Lucchese ci porta nel cuore di Pescia, capoluogo della Val di Nievole, divisa a metà dalle limpide e placide acque dell’omonimo fiume: a est, il nucleo urbano di forma circolare dominato dalla cattedrale di Maria Santissima Assunta in cielo e Giovanni Battista; a ovest, il vecchio nucleo storico che si sviluppa longitudinalmente e dove spiccano la grande piazza Mazzini e il palazzo comunale.
    La salita per la scoperta della “nostra” Svizzera parte proprio da Pescia, e in particolare dallo Sdrucciolo del duomo (o Ponte del duomo), il ponte che unisce la parte civile e quella religiosa del borgo, per proseguire su via Mammianese Nord. Pochi chilometri ci dividono da quella meravigliosa successione di dieci caratteristici borghi noti come le "Dieci Castella della Valleriana”, che rappresentano la parte urbanizzata di questa area montana: tutti costruiti con uno schema ben definito, i dieci piccoli centri sono esposti a sud, protetti da cinte murarie (in alcuni casi andate distrutte) e hanno una torre di avvistamento, che nel tempo ha perso la sua funzione originaria, divenendo abitazione o torre campanaria. Tutti questi paesi un tempo erano popolati ma negli ultimi decenni hanno sofferto un progressivo quanto rapido spopolamento, contando oggi complessivamente non più di mille abitanti.
    La strada che corre sotto le nostre ruote è immersa nel verde, ancora accompagnata dal corso del Pescia: al di là del fiume, sulla nostra destra, appare la chiesa romanica di san Lorenzo a Cerreto, ma il varco ufficiale per l’accesso alla Svizzera pesciatina è poco più avanti, ed è rappresentato dal paese di Pietrabuona, il primo delle dieci “castella”. Nella sua parte alta conserva ancora il castello, un tempo argine di difesa durante le lotte tra fiorentini e pisani; nella parte bassa, invece, al margine della strada, ci imbattiamo nel Museo della carta di Pescia, l'unico in Toscana che documenta e tramanda le tecniche e i metodi di lavorazione a mano della carta: una collezione di circa settemila pezzi tra forme da carta, cere da filigrana, punzoni, teli metallici e timbri.
    Appena usciti dal centro di Pietrabuona ci inerpichiamo con ritmo sulla stretta e curvilinea Strada comunale Medicina-Pietrabuona: qualche gatto selvatico ci guarda passare sorpreso, come se da tempo non vedesse qualcuno avventurarsi in questi cinque chilometri che legano il centro di Medicina, arroccata a cinquecentotrantadue metri di altitudine, alla Val di Torbola. L’invidiabile posizione geografica regala una struggente veduta sulla valle sottostante e sugli irregolari tornanti appena percorsi: ad accoglierci, una scolaresca in gita che per l’occasione fa sembrare il paese in festa, quando solitamente è animato solo da poche decine di residenti. Oltre che dalla pieve dedicata ai santi Sisto e Martino, veniamo attratti dalle varie locandine affisse fuori dal punto vendita dell’azienda agricola “Albero e Foglia”, l’unica fonte di approvvigionamento dell’agglomerato, dove si possono gustare deliziosi formaggi e si può fare rifornimento di farina di castagne di prima qualità. Non possiamo non menzionare, poi, gli eventi estivi che sanno coinvolgere turisti provenienti da ogni parte del mondo: la festa campestre del 26 luglio, che alterna funzioni religiose a giochi e balli, e la sagra della bruschettà e dei lupini nel mese di agosto.
    Siamo solo all’inizio di questa percorso “tosco-elvetico”, ma il trend è già ben definito: improvvisi saliscendi, foreste di castagni, borghi incantati dalla storia centenaria che resistono all’abbandono grazie al turismo estivo - per la maggior parte termale, vista la vicinanza col rinomato centro di Montecatini Terme - che invade la Val di Nievole.
    La Strada della Val di Torbola ci scorta negli ulteriori chilometri, da cui devieremo più volte per toccare i vari borghi della Valleriana: Fibbialla è un altro piccolo paese - il meno popolato dei dieci - immerso tra vigneti e castagneti, che si fa riconoscere per le sue caratteristiche balconate panoramiche. Lucchesi e fiorentini si contesero ripetutamente questo castello e alla fine ebbero la meglio i primi: la quattrocentesca parrocchia di san Michele Arcangelo, che rappresenta la porta di accesso al borgo, custodisce dipinti di pregio e una scultura raffigurante la Vergine Annunziata. Nel mese di agosto è imperdibile la sagra della porchetta.
    Quanta storia in questi borghi, ora rimasti custodi silenziosi di questa paradisiaca valle: così è anche per Aramo, che incontriamo sulla nostra destra, completamente distrutto nel 1383 e dove ancora oggi resistono le tracce dell’antica cerchia muraria e alcuni cunicoli sotterranei, usati in passato dagli abitanti in caso di assedio per uscire dal borgo. L’oratorio della Natività di Maria è sicuramente l’attrazione principale, al pari delle suggestive case che si trovano praticamente a picco sullo strapiombo che sovrasta la valle dell’alto Pescia.
    La moto sembra la pallina di un flipper, che rimbalza da un borgo all’altro, seguendo traiettorie imprevedibili e virate repentine: è puro divertimento che vorremmo non finisse mai. San Quirico ha uno dei più bei castelli della Valleriana, sicuramente quello che offre la visuale migliore su tutte le valli della zona: nella parte bassa del paese si trovano l’imponente campanile e la bella chiesa romanica dei santi Andrea e Lucia, che domina il borgo e conserva al suo interno un fonte battesimale quattrocentesco in pietra serena.
    La giostra continua la sua corsa, la temperatura si abbassa dolcemente e il silenzio della valle viene interrotto solo dal fischio di un pastore che richiama le sue capre: siamo davanti alla splendida pieve del borgo di Castelvecchio, struttura del XII secolo dedicata ai santi Giovanni Battista e Tommaso, costruita interamente in pietra; poco distante, ia torre campanaria di tredici metri di altezza. Castelvecchio è il paese che d’estate vede l'arrivo del più altro numero di turisti, attratti anche dalia vicinanza con Sorana e il suo antichissimo castello famoso per il Fagiolo di Sorana IGP, celebrato addirittura dal grande Gioacchino Rossini, e che si coltiva nella parte bassa del paese, vicino al fiume. Qui il rapporto con l’acqua è davvero intimo: basti pensare che la piazza centrale, dove si trova la chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo, è ricca di fontane, tra cui quella a loggetta della chiesa stessa. Immancabile l’annuale festa del fagiolo, organizzata nella piazza centrale e dove si può degustare il caratteristico legume.
    Aumentiamo di quota e i borghi si diradano, le curve si fanno più avvincenti e lassù, dinanzi al nostro cupolino, si intravedono i castelli più elevati. Il primo è Stiappa, con i suoi seicentoventisette metri di altitudine, che si adagia sul versante meridionale del monte Battifoile e un tempo segnava il confine tra la Lucchesia e la Toscana. Il nostro Sismondo de Sismondi parlava di Stiappa esaltando la bellezza delle sue donne; noi purtroppo, visto lo stato di abbandono in cui oggi versa, non riusciamo a fare altrettanto. Anche questo castello ha la sua chiesa, dedicata a santa Maria Assunta, che conserva ancora oggi opere degne di nota, come una tela tardo secentesca raffigurante l’Assunta e una Madonna in trono del XVI secolo.
    Proseguiamo verso PontitO, la frazione più lontana del comune, immerso nella Val di Forfora, vicino alla sorgente del fiume Pescia. Dopo aver parcheggiato la moto nella fresca piazza desolata, ci viene casualmente incontro Graziano, il simpatico proprietario di un'attività locale, che con grande amore per il luogo natio ci racconta l’antica storia di Pontito, il cui nome andrebbe addirittura ricondotto a un ponte fatto edificare dall’imperatore romano Tito Augusto. Un borgo medievale rimasto intatto, con case che non hanno meno di qualche secolo di vita: i suoi vicoli profumano di lavanda, coltivata in piccoli vasi lungo la strada e curata dai pochi proprietari che si alternano - ci dice Graziano - nella pulizia del paese. Un paese costruito a “ventaglio rovesciato", con strade e case che formano vari archi concentrici e nella cui parte più alta è possibile scorgere i resti dell’antica rocca, della cinta muraria e delle quattro porte dette di Sopra, di Sotto, Michelina e a Lucca.
    Ci dirigiamo verso est, uscendo per un po’ dalla Svizzera pesciatina, seguendo la provinciale della Val di Forfora, inebriante per conformazione e ambiente naturale circostante. A Macchia Antonini è inevitabile un momento di relax sul verde prato dell’omonimo parco, dove è stata eretta la cappella della famiglia Antonini di Pistoia; siamo in un’area naturale protetta, fitta di cerri, faggi, aceri e abeti, e dove una volta passava la Linea gotica, tanto che ancora oggi si possono vedere tre casematte in cemento armato e ferro, utilizzate come rifugi dai tedeschi. Giunti a Margine di Momigno iniziamo la dolce discesa sulla SP633, arrivando in località Femminamorta, all’azienda agricola “La Felce”, dove ci intratteniamo per un’ottima merenda e per vedere da vicino una realtà unica, a gestione familiare, dove l'amore per la natura e per gli animali ha dato vita a un parco a tema per grandi e piccini. Non è semplice risalire in sella dopo aver toccato questa paradisiaca realtà, ma il nostro giro alla scoperta della Svizzera nostrana non è ancora terminato e le curve da affrontare sono ancora diverse. Immersi nei boschi seguiamo la rotta della 633 verso ovest, attraversando le piccole località di Panicagiiora, Pianigioli, Goraiolo e Macchino, edificati intorno a questa suggestiva arteria. Fino a quando dinanzi a noi appare il castello di Vellano, l’ultimo dei dieci, ma forse il più importante, visto che rappresenta ufficialmente il capoluogo della Svizzera pesciatina. Già feudo della famiglia Garzoni di Pescia, oggi Vellano conserva i resti della rocca a forma piramidale e delle mura di cinta; nella parte bassa, invece, si possono ammirare il campanile e la pieve, nella quale si trovano alcuni resti preromanici. La pieve dei santi Martino e Sisto, documentata dal 910. è sicuramente il monumento di spicco del paese: tre navate, colonne di stile ionico e interamente decorata da fregi realizzati in stucco.
    A Vellano è rimasta l’unica cava di pietra serena in funzione nella provincia di Pistoia: nella Cava Nardini si continua a estrarre materiale da più di un secolo e a realizzare ogni tipo di manufatto, secondo le lavorazioni tradizionali; non a caso, appena usciti dal paese in direzione Pietrabuona, sulla sinistra compare il bassorilievo in pietra serena intitolato "Vellano: il paese degli scalpellini”, realizzato dal maestro scultore Roberto Politano, che ricorda l’arte che qui si tramanda da generazioni.
    Giungiamo al termine del nostro giro “all’estero”: scendiamo a valle, e a Pietrabuona riprendiamo per Pescia, consapevoli di aver scoperto un piccolo paradiso, immerso nella natura, in cui possiamo rifugiarci in ogni momento sentendoci a casa, proprio come si sentiva a casa l’amico Jean- Charles che, qui, ritrovò la sua amata Svizzera.

    Dal 2017 Stefano, sua moglie Marianna e la figlia Alice gestiscono questa piccola azienda agricola in località Femminamorta, in provincia di Pistoia.
    Oltre alle numerose capre, che aiutano i nostri amici anche a tenere pulito il terreno dell’azienda, si possono ammirare da vicino maialini vietnamiti, galline cocincine, nagasaki e moroseta, un bel cavallo e un pony su cui si possono far salire i più piccoli per un breve percorso assistito. L’azienda produce patate bianche, gialle e rosse, miele e frutti di bosco; ma all’interno della piccola bottega vengono venduti anche formaggi e marmellate di altre aziende della zona, in un’ottica di interscambio di prodotti locali che costituisce un importante sostegno per queste piccole realtà montane.
    I vari funghi giganti, colorati di rosso a pois, che si trovano sparsi nell’azienda ricordano le favole, come quella di questa giovane famiglia che, in questa area incantata, ha realizzato il proprio sogno, fatto di amore per il territorio e per gli animali.
    Un percorso di circa ottantacinque chilometri su strade immerse nei boschi; l’asfalto è generalmente buono, a parte in alcuni tratti, dove risente del passaggio dei trattori e del freddo invernale. Il periodo ideale per percorrere questo itinerario è senza dubbio quello che va da aprile a ottobre; in estate i paesi sono più vivi, visto l'elevato numero di turisti che vi affluisce. Non vi sono problemi nel reperire alloggi, prevalentemente B&B o affittacamere, e trattorie dove mangiare; per chi desidera soggiornare in hotel, si consiglia di fare base nella cittadina termale di Montecatini Terme, partendo da lì per le varie escursioni nella Svizzera pesciatina. La cucina in queste zone offre prodotti locali, per lo più lavorati a mano secondo le ricette della tradizione.

    Edited by Graziano Zomini - 16/9/2022, 21:36
     
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    Il Giorno 10 Luglio mi reco in piazza per aspettare il gruppo di motociclisti. Verso le 11,15 dalla dirimpettaia Stiappa arriva il rombo dei motori che poco dopo si vedono spuntara stalla curva di Guazino. Tempo 5 minuti ed iniziano ad entrare nella Piazza Lazzaro Papi.

    Credevo arrivassero una decina di moto invece sono più di 25 e la difficoltà per il posteggio è evidente, le moto vengono posteggiate con calma e precisione, senza creare troppi intralci o problemi.

    piazza2

    piazza3

    Inizio la visita guidata e visto che siamo in piazza, spiego il motivo del monumero a Lazzaro Papi e di come era fortificato il castello e della vecchia comunale proveniente da Sorana.

    Piazza1

    Entrati nel paese dalla Porta di sotto, spiego come sono articolate le vie 10 che corrono orizzontali, alternate da altrettante file di case, dalla base del paese fino alla sommità.

    via_slucia

    Percorriamo la via Lazzaro Papi per fermarci al Valico, dove qualche tempo prima avevo incontrato Michele e Paola. Faccio vedere aalcuni reperti rinvenuti nei pressi della Linea Gotica.

    Proiettile di mortaio, proiettile di mitraglia Mg, schegge di proiettili da obice, spoletta di mina.

    mortaio Proiettile_mg schegge spoletta

    La visita prosegue per via del Metato, la Madonnina, via del Crociale, Aia al Nino, con frequenti soste per spiegare la storia di Franco Magnani, il ritrovamento nella rocca della bella ragazza quando fu conquistata da Francesco Sforza, la vita nel secolo scorso, Maremma Amara ecc..

    Crociale1

    Crociale3

    Aianino1

    Finalmente arrivati sul piazzale della chiesa.

    piazzale1

    La visita alla chiesa con le spiegazioni sulle varie opere d'arte e arredi nonché dell'orologio a pendolo.

    chiesa1

    chiesa3

    Il tempo corre veloce ed è ora di tornare velocemente al posteggio dove viene fatta l'immancabile foto di gruppo....
    l'unico che non c'entra nulla sono io.

    Gruppo_piazza
     
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    Arrivati quasi in cima al paese dopo aver fatto circa 70 metri di dislivello.

    Clicca qui per vedere il video
    www.youtube.com/shorts/xmBHw5vscmg


    Erano anni che Pontito non vedeva un gruppo così nutrito di visitatori .

    Una quarantina di persone, il doppio dei residenti abituali, ha percorso le vie del paese destando meraviglia e curiosità da parte degli abitanti.

    Ringrazio Michele, Paola e tutti i partecipanti a questa visita, nella speranza di rivederli presto, magari con più calma.

    Edited by Graziano Zomini - 16/9/2022, 21:37
     
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    Grazie a te, a Pontito e a tutti i suoi abitanti. Eravamo 40 quel giorno, ma sappiate che tutti e 130 ragazzi del club si sentono cittadini di Pontito! Ed era solo la prima volta…Michele e tutto il Motokacioclub
     
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